Le fratture a carico della caviglia sono molto comuni negli atleti, negli individui che svolgono attività fisica e nelle persone anziane; spesso causano dolore intenso e notevole difficoltà nella deambulazione.
Oltre alle componenti ossee, anche le strutture legamentose possono essere compromesse a seguito di un evento fratturativo della caviglia. Il corretto riconoscimento e trattamento di queste ultime è cruciale per un buon recupero funzionale.
L’articolazione della caviglia è composta da tre ossa: tibia, perone e astragalo, che si articolano tra loro. La porzione distale del perone e della tibia formano rispettivamente il
malleolo esterno e quello interno.
L’articolazione è protetta da una membrana fibrosa chiamata capsula articolare e riempita di liquido sinoviale per consentire un movimento fluido.
Le fratture della caviglia possono verificarsi a causa di un’eccessiva rotazione e torsione, solitamente a causa di un incidente o di attività come salti o cadute, che provocano uno stress improvviso all’articolazione.
Generalmente la caviglia appare tumefatta, molto dolente e la motilità della stessa risulta notevolmente ridotta, possono comparire ecchimosi (lividi) in corrispondenza delle regioni
fratturate.
In caso di gravi fratture con dislocazioni, la deformità è chiaramente visibile e, in rari casi, possono verificarsi anche lacerazioni cutanee, generalmente a livello della cute mediale (fratture esposte).
Le fratture della caviglia sono classificate in base alla loro posizione. I diversi tipi di fratture della caviglia sono:
L’iter diagnostico inizia con un esame radiografico nelle due proiezioni, nel caso di fratture complesse può essere indicata l’esecuzione di un esame TC che permette una
migliore valutazione della frattura e del coinvolgimento articolare consentendo anche di ottenere immagini radiografiche in 3D.
Subito dopo un infortunio alla caviglia e prima di consultare un medico, dovresti applicare impacchi di ghiaccio e tenere il piede sollevato per ridurre al minimo il dolore e il gonfiore.
Il trattamento dipende dalla tipologia e dal grado di instabilità della frattura, dal grado di scomposizione dei frammenti.
Nel trattamento non chirurgico la caviglia viene immobilizzata in un gambaletto gessato oppure un tutore che dovranno essere mantenuti per circa 4-5 settimane.
Sarà generalmente indicata una astensione dal carico per tutta la durata del trattamento e il paziente potrà deambulare mediante delle stampelle o dei bastoni canadesi.
È indicato un trattamento profilattico con eparina al fine di ridurre il rischio di eventi trombotici e saranno prescritti dei controlli clinico radiografici seriati al fine di monitorare la
guarigione della frattura.
Generalmente, dopo il periodo di immobilizzazione il paziente potrà iniziare un percorso riabilitativo focalizzato alla ripresa della motilità della caviglia e della autonomia nella deambulazione.
Con il trattamento chirurgico, attraverso incisioni dedicate si accede ai diversi focolai di frattura e, dopo aver effettuato la riduzione anatomica dei frammenti si sintetizzerà la frattura
con placche e viti dedicate.
L’incisione viene quindi suturata e la caviglia operata viene immobilizzata con un tutore.
È bene precisare che il protocollo post-operatorio varia da paziente a paziente e dipende da innumerevoli fattori come:
Anche dopo il trattamento chirurgico è fondamentale attenersi alle specifiche indicazioni dello specialista ortopedico e del fisioterapista.
L’indicazione alla rimozione dei mezzi di sintesi dipende da molti fattori che potranno essere valutati insieme al vostro chirurgo, in particolare:
I mezzi di sintesi verranno rimossi attraverso le precedenti cicatrici chirurgiche.
Generalmente dopo l’intervento non è previsto un periodo di immobilizzazione e la deambulazione sarà concessa sin da subito.
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